La Scala di Ferro custodisce un pezzo importantissimo della storia di Cagliari a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, restando ancora oggi una struttura di grande fascino, sebbene la sua funzione sia radicalmente cambiata. Dotato di alti standard qualitativi elevatissimi per l’epoca, con le sue sale ampie ed eleganti, le camere con panorama sul golfo arredate con mobili e tende di pregio, la rivendita interna di giornali e quotidiani, le acque termali, il delizioso giardino interno con una fontana realizzata dallo scultore Giuseppe Sartorio, l’Hotel divenne uno tra i luoghi più mondani e civettuoli della Cagliari borghese di fine Ottocento. Commercianti liguri, francesi e piemontesi, ma anche intellettuali, attori e cantanti lirici cominciarono a soggiornarvi abitualmente, attratti dal lusso e dalla bellezza, contribuendo ad arricchire la già importante fama di quest’affascinante edificio.
Era il 1859 quando l’imprenditore piemontese Antonio Cerruti fondava il primo nucleo di quello che poi sarebbe diventato l’Hotel Scala di Ferro: il Teatro Diurno – o teatro Cerruti, com’era conosciuto all’epoca- con annesso un edificio di servizio destinato ai camerini degli artisti. Il teatro ebbe un grandissimo successo di pubblico per diversi decenni, incontrando pienamente il gusto dei cagliaritani del tempo grazie alla varietà degli spettacoli proposti. Tra questi spettacoli circensi, mimi, giochi e lotterie, illusionisti, opere e prosa. Insieme al teatro, Antonio Cerruti gestiva una ghiacciaia nella quale le navi mercantili depositavano il ghiaccio della Lapponia che veniva scambiato con il pregiato sale locale. Fino a quel momento l’area parzialmente occupata dal Teatro Cerruti aveva il nome di Bastione di Monserrato, parte importante dell’antico sistema difensivo ideato nel XVI secolo da Rocco Capellino a protezione del quartiere Marina. Originariamente intitolato a San Giacomo, il baluardo mutò denominazione quando, nel 1604, i Benedettini dell’abazia di Nostra Signora di Montserrat edificarono qui un proprio convento.
Ma la fama del Bastione di Monserrato era legata alla funzione che, fin dall’epoca romana, tutta l’area aveva rivestito come luogo di sepoltura per i cadaveri dei pazienti del vicino ospedale militare, tanto essere volgarmente denominato “Bastione dei Morti”. Sono datati al II secolo d.C. alcuni cippi funerari con iscrizioni e rilievi (oggi al Museo Archeologico di Cagliari e ritrovati nelle fondamenta della struttura), che testimoniano la presenza di una necropoli di marinai e soldati.
Successivamente, con la dismissione di Cagliari tra le piazzeforti militari per Regio Decreto del 1866, si aprì la strada alla cessione ai privati ed al cambio di destinazione d’uso dell’antico presidio difensivo.
Così, nel 1869, Cerruti acquistò l’area adiacente al Teatro Diurno, impiantandovi uno stabilimento balneare – i Bagni Cerruti – la cui costruzione inaugurava la stagione dello stile Neogotico in Sardegna. Con le sue torri merlate e la facciata a bande alternate bianche e nere, l’edificio assumeva l’aspetto di un castelletto medioevale, configurandosi come un’opera estremamente moderna. I bagni, paragonabili ad una SPA di lusso, constavano di oltre venti vasche di marmo riempite con acqua fredda e calda, più tardi sostituite con l’importazione delle famose acque termali di Sardara. Lo stabilimento, inaugurato ufficialmente il 5 settembre 1869, procurò al Cerruti grande merito poiché in quegli anni a Cagliari si lamentava l’assenza di bagni pubblici.
Dal 1871 la parte della costruzione destinata ad albergo di lusso venne temporaneamente affittata ad una scuola privata, poi agli uffici amministrativi delle Regie Poste. Nel 1877 l’imprenditore Luigi Caldanzano ottenne in affitto lo stabilimento balneare e vi impiantò l’albergo-ristorante “La Scala di Ferro”. L’inaugurazione della lussuosa struttura avvenne nell’Ottobre dello stesso anno, salutata dal rumore dei cento campanelli dell’albergo che suonarono all’unisono.
Nel 1893 un altro imprenditore piemontese, Giuseppe Setti, nuovo esattore comunale, acquistò lo stabile dopo la sua vendita all’asta da parte degli eredi Cerruti, e, nella prima metà dell’anno 1894, intraprese ulteriori lavori di rimodernamento dell’hotel, impiantandovi anche il suo ufficio e la sua residenza privata. Nel 1898, per rendere più funzionale la struttura, fu aperto un secondo ingresso sull’attuale viale Regina Margherita, nel quale venne collocato un portale disegnato da Dionigi Scano.
Il cortile d’accesso ai bagni fu trasformato in un giardino, incorniciato dal prospetto interno della costruzione, ridisegnato in forme neogotiche, con bifore e trifore archiacute e monofore dalla cornice in pietra a trafori trilobati, ispirate alla lezione del gotico catalano e del gotico fiorentino. Nel giardino venne inoltre collocata una fontana realizzata dallo scultore Giuseppe Sartorio, oggi perduta.
Dopo aver attratto personaggi di spicco della scena nazionale ed internazionale, diventando un punto di riferimento per la città, l’hotel La Scala di Ferro fu acquistato nel 1961 dalla compagnia Jolly Hotels per poi cessare definitivamente la sua attività ricettiva nel 1964. Da quel momento la struttura entra in una fase di lunga agonia terminata solo nel 2000, quando sono iniziati i primi lavori di recupero del complesso. Oggi, purtroppo, a seguito delle opere di demolizione del prospetto interno neogotico e di sventramento dei locali, dell’ex albergo rimane solo la facciata sul viale Regina Margherita, a ricordare i gloriosi fasti di un passato lontano.
Lo scrittore inglese David Herbert Lawrence, che soggiornò nell’Hotel Scala di Ferro nel 1921 insieme alla moglie Frieda, ricorda la loro stanza con queste parole:
“Grande, malinconica, fredda, e sopra i fumi di cucina di un piccolo cortile interno simile a un pozzo. Ma perfettamente pulita e a posto. E la gente sembrava cordiale e gentile, come esseri umani”.