Anche in Sardegna questa festività è molto sentita e alla santa siciliana sono dedicate numerosissime celebrazioni che coinvolgono tutta l’isola.
Lucia nacque a Siracusa nel 238 d.C. da una famiglia agiata e morì all’età di 21 anni, durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano nel 304 d.C.
Dopo la morte del padre, quando era ancora una bambina, la famiglia decise di darla in sposa a un uomo ricco di religione pagana. Tuttavia la fanciulla, che aveva deciso di consacrare la sua vita a Cristo, rifiutò le nozze, provocando la collera del suo pretendente che, deluso, la denunciò alle autorità romane.
Cominciò quindi un processo, durante il quale il prefetto di Roma le intimò di rinnegare Cristo, ma lei continuò ad opporsi. Venne quindi sottoposta ad atroci torture e poi condannata al rogo.
Santa Lucia è considerata la protettrice delle persone non vedenti ed i riferimenti alla luce sono numerosi, sebbene le leggende differiscano da parte a parte. Il nome Lucia, infatti, deriva dalla parola latina “lux”, che significa luce, e si collega con le giornate che iniziano ad allungarsi dopo il solstizio d’inverno. Con l’adozione del calendario giuliano, il solstizio d’inverno cadeva il 13 Dicembre, considerato il giorno più breve che però dá inizio a giornate più lunghe, caratterizzate, quindi, da più ore di luce.
Non è un caso che il proverbio dica “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”.
Un altro riferimento alla luce lo troviamo in una leggenda siciliana. Si dice che, durante le persecuzioni cristiane, Lucia portasse cibo e aiuti ai cristiani che si nascondevano nelle catacombe di Siracusa usando una corona di candele per illuminare la sua strada e lasciare le mani libere. Per questo in molte raffigurazioni la vediamo rappresentata con una corona.
Come abbiamo detto, la santa fu condannata al rogo, ma per miracolo le fiamme non riuscirono a lambire il suo corpo, così venne decapitata.
Secondo altre fonti, invece, Lucia decise addirittura di lasciarsi cavare gli occhi pur di non sposare il suo pretendente. Oltre alla versione descritta in precedenza, infatti, un’altra immagine diffusa di Santa Lucia è quella che la vede rappresentata con un vassoio in mano contenente due occhi
L’occhio di Santa Lucia
L’occhio di Santa Lucia è uno dei manufatti di artigianato sardo più conosciuti, usato come amuleto contro il malocchio, ma anche come monile.
Si tratta di un opercolo, ovvero la parte tonda che chiude alcune conchiglie, in particolare la Astraea rugosa, chiamata anche “fava di mare”, dal colore bianco/grigio e rosso/arancio, che viene raccolto sulla spiaggia.
La forma di questa piccola conchiglia ricorda, appunto, quella di un occhio. Anche i marinai erano soliti far uso di questo piccolo talismano per proteggersi dalle lunghe e perigliose traversate durante le quali, spesso, si rischiava la vita.
Secondo quanto riferisce Claudia Zedda, in Barbagia la conchiglia viene chiamata “sa preda de s’okru” anche se non è esattamente una pietra e la si associa a “spuligadentes” o altri oggetti protettivi.
Attenzione particolare può essere riservata alla parte posteriore della conchiglia, che se incastonata in argento può essere coperta da un pezzo di vetro o da del broccato. Probabilmente era il disegno a spirale ad attirare l’attenzione: può ricordare un embrione umano e per questo in alcuni casi era ritenuto utile contro la sterilità.
Santa Lucia è assai venerata anche in Sardegna e sono tante le località legate a queste celebrazioni. Chiamato in Sardegna “Mes ‘e idas“, Dicembre è legato a molteplici tradizioni che hanno come filo conduttore la luce, i fuochi, la rinascita, ecc.
Nei “brebus”, preghiere e scongiuri recitati durante particolari rituali propiziatori o esorcismi, il nome di Santa Lucia ricorre spesso e viene invocato come segno di protezione, ma anche di buona sorte e prosperità.
Tra i centri isolani legati alle celebrazioni in onore di Santa Lucia è Nurachi, che porta avanti un rito molto antico, noto come “Sa Priorissa e Is Oberajas”, rievocazione del debutto in società che avveniva in tempi remoti nel piccolo paese del Sinis, e che da giovedì 12 a domenica 15 dicembre si celebra con “Le notti di Santa Lucia”. Il rito, infatti, da sempre si lega al culto della santa messaggera di luce e santa protettrice della vista. Il momento più importante è la sera di giovedì 12, con l’accensione del falò da parte delle adolescenti del paese vestite in abiti tradizionali, dopo la raccolta della legna e dell’alloro e l’apertura del Mercato di Santa Lucia, dove gli artigiani espongono le loro creazioni.