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Galtellì. L’antico borgo medievale cornice del romanzo “Canne al Vento”

Nel cuore della Baronia, adagiato ai piedi del Monte Tuttavista e bagnato dalle acque del fiume Cedrino, esiste un borgo medievale di grande bellezza, scelto da Grazia Deledda come cornice narrativa del suo romanzo “Canne al Vento”.

“Ecco ad un tratto la valle aprirsi e sulla cima a picco di una collina simile ad un enorme cumulo di ruderi, apparire le rovine del castello. L’occhio stesso del passato guarda il panorama melanconico, roseo di sole nascente, la pianura ondulata con le macchie grigie delle sabbie e le macchie giallognole dei giuncheti, la vena verdastra del fiume, i paesetti bianchi col campanile in mezzo come il pistillo nel fiore”.

Abitato sin dall’Epoca Preistorica, come testimoniano alcune domus de janas e nuraghi presenti nel territorio, tra cui Tanch’e Gaia, Zirodda, Gardu, Muru e Monticheddu, Galtellì divenne un fiorente borgo in epoca medievale, anche grazie alla presenza della diocesi, facendo parte del Giudicato di Gallura prima e, in alcuni momenti, di quello di Arborea.

Nel periodo di massima fioritura del borgo, durante l’Epoca Giudicale, Galtellì faceva parte della curadoria di Orosei, diventandone il centro più importante. A testimoniare questa fase restano ancora oggi i ruderi del castello di Pontes, edificato nell’XI secolo sul monte Tuttavista con lo scopo di difendere il confine meridionale del Giudicato di Gallura, sfruttando una preesistente fortificazione romana.

Sa Preta Istampada sul Monte Tuttavista

Nel 1296 con la morte dell’ultimo giudice di Gallura Nino Visconti – il “Nin gentile” della Divina Commedia di Dante – il territorio venne affidato al controllo della Repubblica Marinara di Pisa, che già dal 1258 aveva preso possesso della città di Cagliari.

Con il successivo passaggio dalla dominazione pisana a quella aragonese dell’isola, il borgo attraversò un periodo di resistenza al cambio di governo, non riconoscendo l’autorità spagnola. Per quasi dieci anni, dunque, fino al 1333, il borgo resistette ad un feroce assedio, per poi piegarsi al governo dell’Aragona.

Gli aragonesi ampliarono la fortificazione del castello, e nel corso delle guerre tra Aragona e Arborea la sua funzione difensiva giocò un ruolo fondamentale. Dopo la Battaglia di Sanluri del 1409, a termine della guerra sardo-catalana, Galtellì e il suo castello furono sottomessi al controllo della Corona.

Stradina del centro storico

Preda per un secolo di baroni forestieri, divenne nel 1459 feudo dei baroni locali Guiso. Nel 1495 la Diocesi di Galtellì fu accorpata a quella di Cagliari a seguito di una bolla emanata da papa Alessandro VI e nel 1808 il borgo divenne libero comune. 

Oggi il borgo fa parte della Rete Borghi Autentici d’Italia ed è uno dei borghi che ha ottenuto la bandiera arancione dal Touring Club Italiano. È inoltre sede del Parco Letterario istituito nel 1996 dal Comune di Galtellì e intitolato alla scrittrice nuorese Premio Nobel per la Letteratura 1926 Grazia Deledda, che proprio qui decise di ambientare “Canne al vento”.

Monumento a Canne al Vento all’ingresso del Parco Deleddiano

Nel cuore del paese, tra le strette viuzze acciottolate popolate dal silenzio, tra le dimore in pietra calcarea, basalto e mattoni crudi, talvolta intonacate a calce e impreziosite dai portali decorati, sorgono alcuni monumenti degni di nota. Tra questi la chiesa del Santissimo Crocifisso, costruita nel XVI secolo, che conserva al suo interno una statua lignea trecentesca del Cristo, e la chiesa di Santa Croce, anch’essa del XVI secolo, oratorio dell’omonima confraternita.

Chiesa del Santissimo Crocefisso vista dalla chiesa di San

A poca distanza si trova la Chiesa seicentesca della Beata Vergine Assunta, di fronte alla quale si trovano i resti del Convento dei frati Mercedari. Merita una visita approfondita il Museo Etnografico “Sa domo ‘e sos Marras”, allestito negli ambienti di una casa settecentesca. La collezione raccoglie reperti e testimonianze della vita contadina e pastorale dei secoli passati, con particolare attenzione verso gli antichi mestieri e tradizioni.

Ingresso del Museo Etnografico

Nel centro abitato, inoltre, è possibile visitare il parco comunale Malicas che, al suo interno, racchiude il Castello Guzzetti, una costruzione dei primi del Novecento.

Ma il gioiello più prezioso di questo delizioso borgo è senza dubbio il complesso delle “due cattedrali” di San Pietro, menzionato più volte all’interno del romanzo deleddiano e parte dell’ antica diocesi fino al 1496. Colpisce immediatamente la presenza, in uno spazio così ridotto, di due costruzioni poste l’una davanti all’altra, a pochissima distanza. La prima è la chiesa decorata con gli affreschi, il cui impianto originario si data probabilmente all’inizio dell’XI secolo; la seconda è una costruzione di grandi dimensioni, iniziata nel 1090 e poi lasciata incompiuta per essere poi successivamente inglobata nel muro di cinta dell’attuale camposanto. A questi si aggiunge la tozza torre campanaria del XVI secolo, che si presenta come un corpo di fabbrica a sé stante.

Affreschi della chiesa di San Pietro

Il bellissimo ciclo pittorico di affreschi custodito nella chiesa più antica raffigura scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, rispettivamente a destra e a sinistra rispetto all’ingresso, riemersi solo grazie a un recente restauro.

A pochi passi dall’ex cattedrale di San Pietro, è ancora presente la casa della famiglia Nieddu – Pintor nel romanzo – dove soggiornò la scrittrice nel 1921.

Galtellì è anche sede dell’omonimo “Premio Letterario Galtellì”, che ha visto la sua quarta edizione lo scorso Ottobre 2021 con un grande interesse di pubblico e critica, confermandosi come uno tra gli eventi più importanti dell’Autunno in Sardegna.

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