Con i suoi oltre 5000 abitanti Sarroch dista circa 25 km da Cagliari, alla quale è collegata dalla SS 195. Si estende ai piedi di un rilievo caratterizzato da una particolare forma tronco-conica, quasi un monumento naturale, nota come Mont’ ‘e Gravellus (Monte dei Garofani), sulla cima della quale si erge una grande croce.
La roccia “de is gravellus” – i garofani selvatici, oggi piuttosto rari che un tempo arricchivano in abbondanza il colle roccioso – caratterizza in modo così predominante il paese, al punto da averne forse originato addirittura il nome. Il toponimo, infatti, potrebbe essere legato proprio a “sa rocca”, che in sardo significa “la roccia”, da cui Sarroch.
Il territorio comunale si estende fino a comprendere le due borgate marine di Perd’e Sali e Porto Columbu, che si affacciano su un moderno porto turistico, punto di partenza per le splendide spiagge di Pula e Chia. Nell’entroterra, invece, confina coi rilievi del basso Sulcis, ricoperti da fitta macchia mediterranea e rigogliose foreste.
Le origini di Sarroch si datano all’età nuragica, come testimoniano i numerosi siti archeologici presenti sul territorio, molti dei quali ancora da scavare del tutto e valorizzare, tra cui il Nuraghe Antigori, il Nuraghe Sa domu ‘e s’orcu, il Nuraghe e la Tomba dei giganti di Monte Arrubiu, ecc. In epoca giudicale, durante il Medioevo fece invece parte del Giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nora col nome di San Rocco. Successivamente passò alla curatoria di Capoterra e, dopo la scomparsa del giudicato cagliaritano nel 1258 , passò ai conti della Gherardesca, al tempo signori di buona parte della Sardegna Sud Occidentale.
Successivamente, con la conquista aragonese del 1324-26, il piccolo centro venne affidato in feudo, prima agli stessi della Gherardesca e poi a diverse famiglie nobiliari spagnole. Nel 1355 fu annesso alla baronia di Capoterra, ma presto cominciò a spopolarsi a causa delle continue incursioni barbaresche che funestarono le coste sarde. Venne quindi ricostruito nel corso del XVII secolo su iniziativa del nuovo feudatario, il barone Gerolamo Torrellas, che favorì l’afflusso di famiglie di agricoltori e allevatori del Gerrei.
Il centro storico di Sarroch si caratterizza per la presenza di case a corte realizzate in “ladiri”, mattoni di fango e pietra cotti al sole, tipici dell’architettura campidanese, con bei portali decorati. L’impronta dominante, ancora oggi, è quella spagnola, che dotò il piccolo feudo di punti di avvistamento e difesa, ancora oggi visibili nelle torri di Antigori, del Diavolo e della Zavorra.
Dagli anni Sessanta del XX secolo gli insediamenti petroliferi hanno reso Sarroch un rilevante polo petrolchimico del Mediterraneo, causando, purtroppo, la distruzione di alcuni tratti di costa e siti d’interesse naturalistico e ambientale.
A circa 5 km dal centro abitato si trova una tra le più belle e meglio conservate architetture civili della Sardegna, nonchè unica dimora reale dell’Isola: Villa d’Orri. Edificata alla fine del 1700, è stata residenza estiva dei Savoia sotto il re Carlo Felice e Maria Cristina di Borbone, in esilio dal Piemonte. I primi lavori si devono a don Giacomo Manca Amat, che acquistò il terreno in cui erano ubicate una ventina di case rustiche con porticati e cortili, una chiesa dedicata alla Santissima Vergine del Carmelo o Santa Maria di Orri, una bottega, la cosiddetta “Ostaria Vecchia”, due giardini, un orto chiuso, due mulini, una fonte, la vigna e circa duemila alberi da frutto.
Sotto il figlio Stefano, marchese di Villahermosa, cominciarono i lavori di ristrutturazione che la resero in buona parte quel gioiello che è ancora oggi. Un nuovo impulso venne da don Vincenzo Manca Aymerich ai primi del Novecento, che restaurò la villa per farne la propria residenza d’elezione durante i soggiorni nell’isola. Risanate dalla malaria le terre circostanti, ripuliti il parco e l’accesso al mare, Orri divenne di nuovo un luogo di villeggiatura, particolarmente apprezzato nel periodo estivo. Oltre alle forme architettoniche, la ricchezza del luogo traspare dagli interni.
Durante la Festa di sant’Efisio la villa è sede d’accoglienza e pernottamento del simulacro del santo, nel percorso da Cagliari verso Nora: il passaggio è un momento suggestivo molto sentito dalla comunità.
Un’altra residenza d’epoca degna di nota è Villa Siotto, una casa padronale dei primi del Novecento, valido esempio di azienda agricola completa dove in passato si producevano in grande quantità olio d’oliva, vino e una grande varietà di frutta. Alla villa si affiancano le pertinenze e un parco di circa 11 ettari. A differenza di Villa d’Orri, però, Villa Siotto è sita nel centro del paese, a poca distanza dall’abitazione che la famiglia occupava in precedenza nel rione di Santa Vittoria.
Dopo la morte dell’ultima erede di famiglia, il Comune di Sarroch ha acquistato la Villa, le Pertinenze e la collezione fotografica appartenente a Giuseppe Siotto Pintor, dove venivano ritratti i familiari e gli operai che lavoravano nell’azienda agricola. All’ultimo piano è allestita una bella mostra fotografica che espone 326 foto in cui vengono rappresentati il territorio di Sarroch, momenti di vita quotidiana della famiglia Siotto,i loro dipendenti e la cittadinanza del paese.
Pur avendo perduto tutti i suoi arredi originari, la villa conserva camini e nicchie in marmo bianco, pareti decorate a finti marmi o impreziosite da finte carte da parati in tonalità che vanno dall’indaco al bordeaux a seconda degli ambienti.
Sebbene l’industrializzazione abbia cancellato o deturpato numerose aree di pregio ambientale, Sarroch è ricca di aree verdi, parchi e siti archeologici. Tra queste spicca monte Nieddu, parte di una tra le più vaste aree verdi d’Europa. Si aggiungono, inoltre, la riserva del WWF di monte Arcosu, l’oasi di Gutturu Mannu, le foreste di Pantaleo, Is Cannoneris e Pixinamanna. Si tratta di 2.500 ettari circa che offrono percorsi di trekking e sentieri naturalistici ricchi di torrenti, querce secolari, lecci, lentischi, oleandri, ginepri e mirto.
Le maggiori testimonianze archeologiche si datano all’età del Bronzo. Sono circa una ventina i nuraghi presenti sul territorio, tra cui molti associati a vicine tombe di Giganti. Spicca il complesso di sa Domu e s’Orcu, che presenta un nuraghe della tipologia “a tancato” in ottimo stato di conservazione, ma il complesso più interessante è rappresentato dal nuraghe Antigori, che si erge su una cima rocciosa ed ha restituito ceramiche micenee e frammenti di ferro cipriota risalenti a XIV-XII secolo a.C., dando prova inconfutabile di scambi fra la civiltà nuragica e le genti del Mediterraneo.
Le due ricorrenze più importanti di Sarroch sono i festeggiamenti in onore di Santa Vittoria, patrona del paese, e di Sant’Efisio, santo venerato in tutta l’isola.
La festa di Santa Vittoria ricorre la terza domenica di Settembre, mentre quella di Sant’Efisio si svolge dal 1 al 4 Maggio, riguardando Sarroch il giorno 2.
Quest’ultima è la festa più famosa della Sardegna, che si svolge a Cagliari e che coinvolge le località interessate dal pellegrinaggio fino alla località di Nora. Nel pomeriggio del primo giorno della sagra, il 1 maggio, il carro giunge alla località di Villa d’Orri, dove ha luogo, simbolicamente, il ricevimento da parte della comunità di Sarroch e il pernottamento. Il giorno successivo il pellegrinaggio riprende attraversando il paese e proseguendo verso i paesi di Villa San Pietro e Pula.
Un altro evento da menzionare è la Festa dei giovani, che ogni anno raggruppa giovani da tutto il sud dell’isola. La manifestazione è organizzata dall’associazione culturale Giustizia e Libertà, che ogni anno, il primo week end di settembre, propone quattro serate all’insegna della buona musica locale e nazionale accompagnata da vari intrattenimenti: rassegna video autoprodotti, caccia al tesoro notturna, giochi per bambini ecc.