Con i suoi 500 abitanti, Goni è un piccolo paesino incastonato nel cuore della storica regione del Gerrei. È circondato da campagne di lecci e querce nella Valle del Flumendosa, nel cui territorio incontaminato sorgono rilevanti siti archeologici di epoca preistorica, tra cui, il più celebre, è il parco archeologico di Pranu Mutteddu, soprannominato “la Stonehenge italiana”, ma più antico di quella originale inglese. La storia dell’abitato è molto antica, come dimostrano i numerosi ritrovamenti, e si intreccia con le vicende della Sardegna in epoca giudicale e spagnola.
A pochi chilometri dal paese, in mezzo a un bosco di sugherete, si trova una delle aree archeologiche più interessanti e suggestive della Sardegna preistorica, la cui estensione – la più grande dell’isola – raggiunge i 200.000 km quadrati. L’area del parco si divide in due parti – “Pranu Muttedu” e “Nuraxeddu” – ed è interessata da uno dei più importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Le tipologie funerarie di questa grande necropoli preistorica appartengono a varie tipologie, tra cui le “domus de janas” – piccole grotticelle con corridoi e camere comunicanti scavate interamente nella roccia – e le “allée couvertes” – tombe a corridoio con copertura esterna.
Gli scavi svolti all’inizio degli anni ’80, hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunità stanziali della cosiddetta “cultura di Ozieri” risalenti al Neolitico recente (3200 – 2800 a.C). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati.
Il complesso archeologico, inoltre, presenta la più alta concentrazione di Menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi). L’intero complesso monumentale sorge su un’area fittamente ricoperta da querce secolari e da altre essenze tipiche della macchia mediterranea. La combinazione di un così ricco e raro patrimonio monumentale con quello boschivo ed ambientale, la varietà dei colori e dei profumi delle numerose essenze in perenne fioritura conferiscono al sito caratteristiche originali e di particolare suggestione.
Testimonianza successiva, risalente all’età del Bronzo, è il nuraghe Goni, in cima a un altopiano che domina il paese, dal quale si gode di una splendida vista sul lago Mulargia. L’edificio, costruito in blocchi di calcare, è monotorre, circolare, ha dieci metri di diametro, ed è alto otto. La camera a tholos è integra, circolare con tre nicchie disposte a croce.
Tra il parco archeologico e il nuraghe Goni si trovano le domus de janas di “Genna Acca”, con tre circoli megalitici.
Goni offre prelibatezze gastronomiche tipiche comuni a molti centri del Gerrei e del Sarrabus. Indubbiamente assai diffusi sono i “malloreddus”, gnocchetti di semola di grano duro, in genere preparati a mano. È uno dei tipici primi piatti della tradizione sarda. Si condiscono con sugo e formaggio grattugiato (Fiore Sardo, Pecorino Sardo o Romano, Caprino). Sempre tra i primi piatti spicca “sa fregula”, la semola a grana grossa rigorosamente lavorata a mano (con acqua e sale) e ridotta a palline di piccole dimensioni. Anch’essa diffusa in tutta l’isola, varia il suo condimento a seconda del territorio. Nel Gerrei è usuale abbinarla con il brodo di carne, erbe selvatiche, carne di maiale e “casu axedu” (formaggio acido), sulla quale si grattugia del formaggio stagionato (caprino o ovino).
Il Gerrei è anche terra di lumache, qui chiamate “sizigorrus” e servite con sugo a base di pomodori freschi, cipolla e aglio tritati, sale e basilico. Assai diffusa è anche la “còrdula”, una sorta di rotolo preparato con intestino di agnello cotto arrosto sulla brace viva. Non può mancare, infine, il maialino arrosto, anch’esso tipico dell’intera Sardegna. “Su porceddu” è un maialino da latte cotto per diverse ore allo spiedo, talvolta insaporito con lardo e mirto, la cui carne è croccante all’esterno e morbidissima all’interno.
La festa più sentita del paese è la Sagra patronale di San Giacomo maggiore, che si svolge il 25 luglio.
In occasione della festa si può assistere alla processione solenne nelle vie del paese, in cui il simulacro del santo viene trasportato su un cocchio trainato da buoi. Ai riti religiosi si accompagnano quelli civili con balli in piazza, musica moderna, gare sportive e spettacolo pirotecnico.
Goni è centro di secolari tradizioni artigiane, in particolare quelle della lavorazione del sughero e dell’intreccio. Lo shopping punta, quindi, sui prodotti della tradizione artigiana e della gastronomia.