di Federica Marrocu
All’ombra della chiesa intitolata al popolare Sant’Efisio, è rannicchiato, nel cuore di Stampace a Cagliari, un antico luogo di culto attorno al quale si è raccolta una grande devozione attraverso i secoli. La cripta di Santa Restituta, ubicata al di sotto dell’omonima chiesa, suscita l’emozione evocata dai luoghi della memoria: testimone della lunga storia dell’abitato, mostra i segni del passaggio del tempo, retaggio delle varie trasformazioni che ha subito in epoche diverse di frequentazione.
Chiesa e cripta sono intitolate a Santa Restituta, erroneamente identificata con la madre di Sant’Eusebio, vescovo di Vercelli nel IV secolo. Probabilmente, infatti, la Santa ivi venerata è una martire africana facente parte del gruppo di cristiani radunati ad Abitina arrestati, torturati ed uccisi durante la terribile persecuzione perpetrata dall’imperatore Diocleziano, fra il 303 e il 313. La diffusione del culto di Santa Restituta si ebbe, in Italia – in Campania in particolare, regione con la quale l’Isola ha intrattenuto stretti rapporti commerciali e culturali- in seguito alla persecuzione vandalica in Nord Africa del V secolo.
Scese due ampie rampe di scale, ci si ritrova in un ambiente ampio e articolato il quale in parte ha conservato l’aspetto di una grotta naturale e in parte risulta trasformato dall’intervento antropico. L’attenzione delle persone in visita è catturata dai numerosi altari, chiaro segnale della conversione a chiesa rupestre dell’ambiente. In realtà quella cultuale non è stata l’unica destinazione d’uso dell’ipogeo, frequentato già in antico, come dimostra un reperto di età nuragica. Esso fu, infatti, cava di calcare in età punica e romana, oltre che luogo di culto negli stessi periodi, e successivamente usato anche come deposito di anfore.
Nel XIII secolo, dopo un lungo periodo di abbandono, è documentato l’utilizzo di quest’ambiente nuovamente come luogo di culto cristiano, come attesta la parte superstite di un affresco in cui si riconosce San Giovanni Battista. Ma è nel XVII secolo che la cripta torna alla ribalta, quando furono ritrovate le reliquie della Santa titolare. L’allora arcivescovo Francisco D’Esquivel fece risistemare l’altare che oggi ospita la statua tradizionalmente identificata con Santa Restituta, dando nuovo impulso al culto a lei dedicato.
L’ultima fase d’uso della cripta di Santa Restituta è drammatica: tra il febbraio e il maggio del 1943 Cagliari precipita nel periodo più buio della sua storia, devastata dalle bombe degli alleati. L’antico ipogeo, dall’Ottocento interdetto al culto, venne sfruttato come rifugio antiaereo. A ricordo delle angoscianti ore trascorse al suo interno, sono stati lasciati i nomi scritti dalle persone sulle pareti della cripta e una targa all’esterno, che rievoca il tragico bombardamento del 17 febbraio del 1943. Quel giorno, un gran numero di persone si precipitò in strada alla ricerca di riparo, ma lo spezzonamento fece una strage proprio davanti al rifugio.
Non ci si può che sorprendere dinanzi a quanto luoghi come la cripta di Santa Restituta hanno da raccontare. Vale la pena immergersi nella sua atmosfera raccolta e misteriosa, prima di riprendere a passeggiare per le strade rumorose e inondate di luce della città del sole.
Riferimenti Bibliografici
R. Martorelli, La circolazione dei culti e delle reliquie in età tardoantica ed altomedievale nella penisola italica e nelle isole
N. Usai, Santa Restituta (Cagliari)
N.Usai, Il San Giovanni Battista della Cripta di Santa Restituta a Cagliari. Studio preliminare di un dipinto medievale