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La chiesa di San Cesello e le antiche porte del quartiere Villanova

di Federica Marrocu ©

Una deliziosa chiesetta poco conosciuta, quella di San Cesello a Cagliari, un tempo ai margini del quartiere storico di Villanova ed eretta all’inizio del XVIII secolo in prossimità dell’antica Porta Cabaña.

Il quartiere storico di Villanova nacque a oriente della rocca di Castello nel XIII secolo, in rapporto funzionale e simbolico con quest’ultimo e con Stampace. Francesco Alziator definì Villanova come una “fisionomia di tetti” per sottolineare il fatto che il quartiere non sia delimitato da antiche mura, oramai scomparse, ma da un confine fatto di tetti; tetti di piccole case, a schiera, originariamente quasi tutte ad un piano, dette bascius, le quali conferiscono un’aria paesana al rione delle aie e degli artigiani, dalla grande tradizione religiosa.

Via San Domenico, una delle vie principali del quartiere Villanova


Villanova e le sue antiche mura

Il quartiere era dunque originariamente cinto da mura, che, però, nella metà del Cinquecento pare non esistessero più, come si evince da una raffigurazione della città. La cinta fortificata partiva dal colle di Castello, in particolare dalla zona in cui oggi sorge il Bastione di Saint Remy, e scendeva fino a una porta turrita detta dei Calderai la quale prese il nome di Porta di Villanova, in corrispondenza di via Sulis; da lì proseguiva lungo l’attuale via Garibaldi, fino al Portico Romero, (nel punto di congiunzione tra via Garibaldi e via San Domenico) per poi proseguire e ricongiungersi con Castello, intervallata dal terzo varco, la Porta Cabaña.
Quest’ultima porta era detta in periodo spagnolo Cabanes, in origine chiamata anche delle Capanne poiché al suo esterno vi erano delle capanne, forse di pastori. Da questa porta passavano le merci provenienti dal Campidano, la terra del vino, e infatti la vicina Chiesa di San Cesello, eretta nel 1702, fu scelta come sede del Gremio di San Cristoforo, associazione dei bottai. Il gremio esisteva da secoli e precedentemente, almeno dal XIV secolo, aveva sede nella chiesa di Sant’Antonio in via Manno.

La chiesa e la sua storia

Oggi la Chiesa di San Cesello si trova in via San Giovanni, davanti a un piccolo slargo. È un edificio dal prospetto semplice, a capanna, con campanile a vela. Sul paramento spicca il rilievo di una delle stazioni della via Crucis, che durante la Settimana Santa attraversa il centro cittadino. L’area della Chiesa di San Cesello era considerata di grande importanza, tanto che gli storici ottocenteschi arrivarono a chiedersi se fosse già frequentata prima del Medioevo. Il canonico Spano tramanda la tradizione popolare, secondo cui sarebbe esistito un passaggio sotterraneo che, da San Cesello, arrivava fino a San Saturnino. Anche l’interno è semplice: un’unica navata voltata a botte e dominata da un magnifico retablo, ad arricchire il presbiterio.

Chiesa di San Cesello, interno

Il retablo seicentesco

Entrando nella piccola aula della chiesa di San Cesello, lo sguardo viene catturato immediatamente dalla presenza di un grande retablo che occupa a quasi tutta altezza la parete dell’altare. E’ un manufatto di grande interesse storico, riccamente decorato con intagli e colonne tortili, che spicca per le pregevoli raffigurazioni che narrano la vita dei Santi Lussorio, Camerino e Cesello, eseguite tra la fine del XVII secolo e il XVIII secolo da artisti locali di scuola iberica.
Secondo una passio di difficile datazione (presumibilmente redatta fra VII e X secolo) Lussorio era un impiegato civile vissuto ai tempi di Diocleziano: fu arrestato perché sorpreso a leggere dei salmi. Insieme a lui furono processati anche due bambini, Cesello e Camerino, dei quali però non vi è traccia nei Martirologi. Lussorio sarebbe stato martirizzato a Fordongianus, suo paese natìo, mentre i due bambini alla periferia di Caralis. Di questi fatti non è stato trovato riscontro in altre fonti, nè si può ritenere attendibile il fatto che l’arresto di San Lussorio, rappresentato sul riquadro di destra del retablo, sia avvenuto in prossimità della porta Cavagna, giacché quest’ultima non poteva esistere al tempo del racconto. In ogni caso il dipinto è interessante perché, nella scena dell’arresto di Lussorio, raffigura la porta con un architrave merlato, su cui campeggia la scritta Porta Cuanna, oltre la quale si intravede una collina che sembra salire verso Castello.
Il riquadro di sinistra rappresenta la scena del martirio di Lussorio, a cui assistono i due fanciulli Cesello e Camerino: su di loro veglia un angelo, per confortarli nei momenti prima della loro uccisione. 

Con i suoi balconi in ferro battuto e le sue vie adorne di piante, che sembrano essere state attraversate dalla storia in punta di piedi senza fare troppo rumore, al riparo dai venti e dal caos delle vie più trafficate, Villanova non può che conquistare un posto d’onore fra i luoghi più suggestivi e caratteristici della città.

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Riferimenti Bibliografici

Francesco Alziator, La città del Sole

Giuseppe Luigi Nonnis, Passeggiate semiserie: Villanova

AA.VV, Cagliari, Quartieri Storici: Villanova

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