Cagliari è una città multiforme che nei secoli ha conservato una moltitudine di stratificazioni capaci di svelare una moltitudine di storie. Tra queste, le più affascinanti sono quelle custodite nelle viscere della terra, mute in apparenza, ma così eloquenti da restituire testimonianze preziose di un passato che non sembra volersi arrendere al trascorrere del tempo.
Sotto la città, quindi, esistono mondi che si aprono per chiunque abbia interesse ad esplorarli, regalando un vero e proprio viaggio tra grotte, necropoli, passaggi segreti, rifugi e gallerie che si estendono per chilometri lungo una rete sotterranea che attraversa i principali quartieri storici di Cagliari.
E qui, nel ventre della terra, in spazi apparentemente lontani dalla vita, si avverte ancora l’eco di passi lontani, di uomini e donne che pregavano santi e dei, invocavano guarigione e prosperità, cercavano rifugio dalla morte o la celebravano.
Lontani dalle classiche mete turistiche, questi luoghi a volte impervi e difficoltosi, mostrano ai veri viaggiatori spazi sconfinati intrisi di arte e spiritualità.
Scopriamo insieme quali sono questi luoghi insoliti e cosa raccontano.
Ritrovata fortuitamente negli anni Novanta del secolo scorso e situata al di sotto della chiesa omonima, nel quartiere della Marina, è caratterizzata da tre vani comunicanti, due dei quali interamente affrescati con motivi funerari: dai lugubri finti tendaggi neri alle pareti fino all’effige della Morte sulla volta. Si tratta del più importante compendio d’arte funeraria barocca in Sardegna e le sue vicissitudini storiche abbracciano un arco cronologico che va dal XV al XIX secolo.
Situata anch’essa nel quartiere della Marina, si estende per circa 900 metri quadrati sotto il livello stradale. La cronologia delle varie fasi storico-archeologiche si data tra il IV secolo a.C. all’Ottocento inoltrato. Dai resti di un tempio punico con il suo “thesaurus” si arriva ad un’area porticata con il suo sistema di canalizzazione delle acque, una cisterna e alcuni tratti ben visibili di strade lastricate sulle quali si affacciano i resti di abitazioni di un antico quartiere residenziale tardo-antico. Interessanti sono anche i resti delle cappelle funerarie ottocentesche che sorgevano sotto l’attuale asse principale della chiesa.
Situato a circa 9 metri al di sotto dell’attuale via Sant’Efisio, nel quartiere di Stampace, questo ipogeo si lega alla storia del santo più venerato in Sardegna e tutt’oggi celebrato con la solenne processione del 1 Maggio. Sant’Efisio, secondo la tradizione, trascorse in questa grotta la sua prigionia prima di essere condotto a Nora, dove avrebbe trovato la morte a seguito della sua conversione al cristianesimo, nel 303 d.C. Probabilmente legato ad antichi culti pre-cristiani, durante la Seconda Guerra Mondiale la grotta servì come rifugio antiaereo durante i bombardamenti sulla città di Cagliari. La stessa sorte fu comune a molti altri luoghi sotterranei, tra cui la Cripta o “carcere” di Santa Restituta, la Galleria rifugio Don Bosco e i “grottoni” dei Giardini Pubblici.
Anch’essa situata nel quartiere di Stampace, la sua lunga storia alterna momenti di riscoperta a momenti di abbandono. Fu un luogo di culto pre-cristiano, cava di materiale calcareo, deposito di anfore, chiesa rupestre e rifugio antiaereo.
Riferimenti bibliografici
A. Floris, Cagliari sotterranea
M. Polastri, La città sotterranea: grotte, cisterne, necropoli e cavità segrete